ven 6 - sab 7: 21.00
dom 8: 16.00 - 18.30
mer 11: 18.30 - 21.00
Celebre direttore d'orchestra, il quarantenne Thibaut scopre di essere malato di leucemia e di avere bisogno di un donatore di midollo osseo. Facendo indagini sulla compatibilità dei familiari viene a sapere di essere stato adottato e di avere un fratello di sangue, Jimmy, più giovane e proveniente dal nord della Francia. Diversi per carattere ed estrazione sociale, i due impareranno a conoscersi e a volersi bene, uniti dalla passione per la musica. E quando Thibaut scopre che Jimmy ha l'orecchio assoluto, lo spinge a diventare il direttore della banda musicale nella quale suona il trombone...
Una commedia drammatica semplice ed efficace, che mescola con abilità lacrima e risata, melodramma e realismo sociale. La dote principale del cinema francese - quando scritto, recitato, confezionato con impeccabile abilità come nel caso di En fanfare - è quella di saper gestire con apparente naturalezza elementi eterogenei. Emmanuel Courcol, in passato autore dell'ottimo Weekend, parte dal dramma medico, passa alla vicenda famigliare dell'incontro tra i due fratelli adottati, poi allo scontro sociale fra i due protagonisti (uno borghese, l'altro proletario, uno realizzato, l'altro fallito) e infine arriva addirittura al racconto militante e sociale, con l'accenno alla crisi economica del nord e alle proteste operaie per la chiusura delle fabbriche... A fare da trait-d'union è naturalmente la musica, anch'essa connotata in modo duplice, raffinata e orchestrale nel caso di Thibaut, immediata e grezza, da fanfara per l'appunto, in quello di Jimmy, ma capace di avvicinare i due fratelli. Grazie anche all'opposta, perfetta interpretazione di Benjamin Lavernhe (Thibaut) e Pierre Lottin (Jimmy), il primo sensibile e un po' supponente nella scoperta di un mondo infinitamente distante dal suo, il secondo istintivo e umorale, desideroso di riscatto ma troppo orgoglioso per ammetterlo, il film alterna vari registri senza perdere il controllo della materia. Mai patetico o all'opposto manipolatorio (nonostante ci siano tutti gli elementi del caso, dalla relazione di Jimmy con una collega alla simpatia di un ragazzo down membro dell'orchestra), En fanfare dimostra limiti proprio in una scrittura fin troppo controllata. Le tante deviazioni della trama aiutano a evitare la trappola del risaputo (a un certo punto, ad esempio, il film potrebbe diventare una sorta di nuovo Grazie, Signora Thatcher...), ma rischiano anche di trasformare molti passaggi in piste narrative vuote: eppure Courcol sa giocare di dettagli, crea piccole, splendide scene rivelatrici (il furto della foto della madre in una palestra, l'incontro con la figlia di Jimmy, il ruolo della sorella acquisita di Thibaut...) e dà al suo film un passo da cinema popolare che arriva con naturalezza al finale corale, in cui le opposte idee di musica rappresentate dall'orchestra e dalla banda trovano un terreno d'intesa nel ritmo travolgente del Bolero di Ravel. A quel punto gli argini dello spettatore di fronte al fiume di lacrime sono già crollati, e ci si può abbandonare al pianto liberatorio, sapendo bene che per uno spettatore a volte non c'è niente di più bello, e per un regista niente di più facile da costruire. Bastano - si fa per dire - un pugno d'attori in stato di grazia, una scrittura attenta, una regia invisibile, una musica indimenticabile... (Roberto Manassero - MYmovies)
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