gio 30: 21.00
Ospite il regista Davide Montecchi, l'attrice Lucia Vasini e la produttrice Elisa Giardini
Finalmente è giovedì
Claudia è una ragazza che, a causa di una madre piuttosto apprensiva e invadente, ha perso fiducia in sé stessa. Si fida solo di Lodovico il quale la invita a misurarsi con un corso di sopravvivenza. Per fare ciò affitta una stanza in una casa ai margini del bosco dove si terrà la prova. La proprietaria si dimostra tanto gentile quanto 'strana' invitandola a sperimentare la metafonia, cioè la comunicazione con i trapassati.
Davide Montecchi conferma la sua versatilità nei confronti dell'horror. Le fonti di ispirazione sono state dichiarate dallo stesso Montecchi. Sono il cinema di Dario Argento e l'horror gotico di Pupi Avati nonché, in letteratura, i romanzi di Eraldo Baldini. Resta però intatta l'originalità del suo intervento sul genere. Dopo il più che convincente esordio con la sua opera prima In a Lonely Place veniva da chiedersi cosa sarebbe successo poi e se il livello qualitativo sarebbe stato mantenuto. Si può affermare che nel complesso siamo dinanzi a una conferma. Fatta salva una perplessità sulla congruenza, sia a livello dei tempi che dei contenuti, delle due telefonate materne in apertura, il complesso dell'opera tiene sia sul piano della sceneggiatura che su quello stilistico complessivo. Ancora una volta Montecchi si conferma assolutamente sicuro nelle scelte del cast. Le sue due protagoniste sono totalmente all'altezza dei ruoli a loro affidati. Lilly Englert ci propone una giovane donna carica di incertezze, bisognosa di appigli ma anche disposta a intraprendere un percorso di cambiamento. La regia ha il grande merito di far lavorare l'attrice, definita al suo esordio a teatro come 'sessualmente intrigante', senza farla mai spogliare (le occasioni potevano non mancare) ma anzi avvolgendola in un maglione giallo che le fa da protezione sul piano psicologico. Lucia Vasini offre, dal canto suo, al personaggio di Letizia la professionalità e la sensibilità nel costruirne la personalità contorta in ogni minimo dettaglio e in ogni quasi impercettibile ma presente variazione della mimica facciale e posturale. Grazie a loro e ad uno sguardo cinematografico capace di individuare e sviluppare, sia sul piano della fotografia di Fabrizio Pasqualetto che su quello del montaggio di Matteo Santi, qualsiasi elemento che possa contribuire al progredire della tensione insieme a quello della notte, Montecchi porta sullo schermo un horror leggibile sul versante psicanalitico attraverso queste due figure femminili, una desiderosa di liberarsi e l'altra prigioniera delle proprie ossessioni e al contempo castratrice subdola delle potenzialità altrui. Grazie ad un apparecchio che fonde la visionarietà di Lovecraft con quella di Cronenberg Claudia e Letizia si avvicinano per poi distanziarsi in un confronto condotto con abilità che si vorrebbe durasse di più mentre Montecchi sente l'esigenza di dare una svolta all'azione allargando le partecipazioni. Resta comunque l'esito di un'opera seconda realizzata con mano sicura, competenza e visionarietà. (Giancarlo Zappoli - MYmovies)
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